Among the living

Among the living Anthrax

Sotto al palco dell’Estragon di Bologna, qualche anno fa, la mia mascella rischiò di cadere di fronte alla potenza debordante degli Anthrax. Un mio amico fece finta di risollevare metaforicamente la mascella e mi ricordò l’importanza della band americana più o meno con queste parole: “Stic…i, Filo, ti stupisci anche? Sono gli Anthrax!”.

1987. La band americana getta sul mercato quello che, unanimemente, può essere considerato il loro capolavoro. Un macigno thrash/hardcore di rabbia, tecnica, melodia e coesione.

L’album si apre con le marce altissime della titletrack, Among the living, che si snoda con un arpeggio di chitarra prima e con l’ingresso degli altri strumenti in seguito. Dal minuto e venti circa veniamo spazzati via dal doppio pedale di Benante, che ci porta verso l’ingresso in scena del poliedrico cantato di Joey Belladonna.

“He’s seeing, he’s calling.
His legacy he’s spawning.
He’s coming, corrupting,
Among the living”.

La canzone, tratta dal romanzo di Stephen King “L’ombra dello scorpione”, prosegue come una galoppata thrash infarcita da assoli dei chitarristi Ian e Spitz.
Altro inno metal è Caught in a mosh, dedicata al pogo sotto al palco; il testo in realtà parla metaforicamente in tono critico di coloro che vogliono rinchiudere le persone in gabbia.
Aprire il tablet e prendere nota di quello che è uno degli inni del thrash americano anni ottanta, un assalto all’arma bianca capace di spettinare anche i tanti capelloni che li adorano.
Brano leggendario, con uno dei miei giri di basso preferiti di sempre.

I am the law (primo singolo estratto), N.F.L. e Skeleton in a closet sono tre pezzi molto sopra la media rispetto a qualsiasi altra band thrash metal. Mid tempo o up tempo poco importa, qua si va a scuola con cartella, diario e quaderno.
Indians alza ancora incredibilmente l’asticella, mentre ci racconta delle angherie subite dal popolo rosso da parte dei bianchi d’America. Come? Con un mix di melodia (tanta), potenza (tanta), linee vocali sentitissime (Belladonna è un nativo originario) e in generale una sensazione di viaggiare sopra a una Ferrari lanciata sul rettilineo di Monza.

Il trittico finale (One world, A.D.I. e Imitation of life), pur essendo di altissimo livello, non assurge all’olimpo del metal. Indubbiamente, anyway, una degnissima conclusione per un disco meraviglioso.

Degli Anthrax mi è sempre piaciuto parlare come di un unicum a livello di band. Nessun fenomeno eccezionale (forse Benante spicca), ma una macchina rodatissima e oliata a dovere.
Menzione d’onore per la band d’oltreoceano: l’album è dedicato al compianto bassista dei Metallica Cliff Burton, deceduto in un tragico incidente stradale l’anno precedente.

Tanto di cappello a Scott Ian e soci.
E giù la mascella di fronte alla loro musica.

 

 

 

 

 

 

🤘Album: Among the living

🤘Gruppo: Anthrax

🤘Genere: Thrash Metal

🤘1987, Prima stampa Ita

🤘Voto: 90/100

 

 

 

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Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

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