Lo shock dei Mercyful fate

Mercyful Fate

Tema: il candidato esponga brevemente il concetto di “45 giri epocale”.
Svolgimento dei Mercyful fate:

1982. Se dovessi definire un aggettivo caratterizzante per la band danese capitanata da King Diamond (all’anagrafe Kim Bendix Pedersen), questo sarebbe di certo shoccante.
Per il face painting ante litteram, per l’uso estremo del falsetto, per le tematiche estreme trattate, per l’appesantimento della proposta musicale. No, non sto elencando il programma elettorale di un partito, bensì i punti in base ai quali ricorderemo per sempre i Mercyful Fate.

Preceduto da una cover che definire birichina è dir poco, i Mercyful Fate deflagrano sul mercato con un ep (disco composto da soli quattro pezzi) e ridefiniscono il concetto di metal estremo, fungendo da catalizzatore per le band a venire.

A corpse without soul parte in quarta seguendo la ruvidezza tipica dei migliori Venom, mischiando la tecnica favolosa dei Judas Priest (i veri mentori a mio parere) e mettendo insieme una personalità da band ventiquattro carati. Il brano evolve con frequenti cambi di tempo – quasi prog a tratti -, con la coppia d’asce Denner/Shermann a sciorinare riff e assoli a profusione. I testi satanisti anticiparono di qualche anno la famigerata ondata black del Nord Europa. Un inizio deflagrante.

Nuns Have No Fun mostra un lato della band squisitamente tecnico e immediato allo stesso tempo. Sveliamo la copertina, allora. Una setta di incappucciati evoca un rito estremo e si accinge ad approfittare di una suora legata e inerme. V.m.18 se mai ne esiste una.
Il testo, non propriamente vergato in un convento di orsoline, accompagna un mid tempo quadrato e roccioso, ben cantato dallo spaventoso – per l’epoca – King Diamond e sorretto da una sezione ritmica – Hansen/Ruzz – sugli scudi. Esoterismo in musica.

Il lato B del mini lp esordisce con Doomed By The Living Dead; la cifra stilistica non muta di troppo, un sound pregno di sfuriate alla Motorhead in salsa nwobhm, marchiate a fuoco dalla personalità debordante del quintetto danese. Lungi dal voler vendere milioni di copie, ricevettero ovviamente feroci critiche dai benpensanti dell’epoca, che si scagliarono contro testi, vestiario e spartiti musicali. Risultato? Notorietà in aumento!

Chiusura affidata alla più leggera Devil eyes, la cui intro è sorretta dall’uso gradevole dei tom da parte del batterista Kim Ruzz, che spiana la strada al falsetto protagonista di King Diamond. Le due chitarre Denner e Shermann non sfigurerebbero nella hall of fame del metal perché sfoggiano gusto, tecnica e classe in ogni leak.
I testi? Sulfurei e maligni senza girarci troppo attorno.

Le conclusioni del tema? I Mercyful fate suonano come nessun’altra banda della storia del metal. Ammetto di far parte dello schieramento al quale dopo un po’ viene a noia il falsetto onnipresente di King Diamond (strausato anche nei futuri capolavori della band Melissa e Don’t break the oath), anche se devo ammettere di esserne fatalmente attratto.
Come quei film che non capisci perché, ma li riguardi almeno una volta ogni due anni.

Non è un medicinale, ma si consiglia lo stesso di tenere lontano dalla portata dei bambini.
Usare lontano dai pasti ed evitare l’assunzione prima di dormire: potrebbe portare al sorgere di incubi pieni di sabba infernali, sette demoniache, heavy metal e blasfemia.
Per l’epoca, disturbante.

E seminale.


 

🤘Ep: Mercyful fate

🤘Gruppo: Mercyful fate

🤘Genere: Heavy metal

🤘1982, Prima stampa Holland, black bordered

🤘Voto: sv

Condividi su:

Filippo Bini autore romanzi ambientati a Bologna
Filippo Bini

Ultimi post

Walls of Jericho Helloween

Walls of Helloween

Ci sono artisti – pochi – che si identificano con la band che hanno contribuito a fare grande.Penso a Steve Harris per gli Iron Maiden,

Meddle Pink Floyd

L’eco progressive dei Pink Floyd

Avete presente quelle canzoni di cui non riuscite a ricordare il titolo? Quelle che prima di prendere sonno popolano gli ultimi pensieri prima di venire

1987 Whitesnake

1987, i Whitesnake al potere

Metti un venerdì pomeriggio freddo e nevoso, nel lontano dicembre 2005. Metti un treno Bologna – Ravenna delle 18 preso al volo. Mi siedo per

A night at the opera Queen

A night at Queen’s opera

Anche i pangolini sudafricani conoscono i Queen e il pezzo Bohemian rhapsody; A night at the opera – il vinile che lo racchiude – è

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *