Storia di un impiegato bombarolo

Storia di un impiegato Faber

Si definisce concept album un lp composto da canzoni o da musiche che ruotano attorno a una specifica tematica, oppure che si intersecano tra di loro, raccontandoci una storia costruita pezzo a pezzo.
Quale occasione migliore di Storia di un impiegato per scrivere una recensione, accompagnato da mia moglie?

1973. Un fischiettio alla Sergio Leone ci fa entrare nella Storia di un impiegato, stanco della vita da oppresso del potere, che cerca di cambiare radicalmente l’ordine delle cose.
Dopo avere ascoltato la stupenda Canzone del Maggio, ripresa dalla rivoluzione sessantottina francese e fortemente critica verso chi non vi aveva preso parte (“Anche se avete chiuso le vostre porte sul nostro muso, la notte che le pantere ci mordevano il sedere”), il nostro impiegato capisce – con La bomba in testa – che la rivolta è l’unica strada per sovvertire tutto quello in cui aveva creduto sinora: perbenismo, quotidianità e servilismo verso il potere. Va alla ricerca di una libertà che crede di raggiungere attraverso un’azione di forza, che a suo parere deve essere messa in campo a livello individuale, e il primo posto in cui riesce a farlo è la sua mente.
Perciò, si addormenta e fa tre sogni:

Al ballo mascherato. Sogna di colpire laddove sono riuniti alcuni dei rappresentanti delle sue frustrazioni, mascherati appunto da celebrità.

– In Sogno n.2. immagina di avere libero arbitrio sul giudizio delle sue azioni (“Tu sei il potere. Vuoi essere giudicato? Vuoi essere assolto o condannato?”).

La canzone del padre, metafora del ritornare al punto di partenza; all’impiegato viene offerto il posto di lavoro del padre che lui stesso aveva “ucciso in un sogno precedente”.

Già a questo punto del disco si capisce come Faber sia il più grande di tutti, ma allo stesso tempo per niente semplice da comprendere.

Siamo forse alla canzone manifesto dell’album: Il bombarolo. L’impiegato capisce che, per raggiungere il suo scopo,  non deve colpire la borghesia ma il potere politico. Perciò, medita di far esplodere la bomba in parlamento, ma fallisce e distrugge il simbolo dell’informazione di allora: un”chiosco di giornali”. Non certo l’obiettivo che si era prefissato.
Nel momento del suo arresto, una sua vecchia fiamma approfitta di un “momento di gloria” per essere sulla prima pagina del giornale e scattarsi una foto assieme a lui.
Verranno a chiederti del nostro amore è in sintesi una lettera nella quale il nostro impiegato sputa veleno nei confronti della sua ex, rea di voler sempre essere al centro dell’attenzione e di non averlo mai amato.
Una volta in carcere, il rivoluzionario immagina di cambiare strategia e coglie nell’unione di massa l’unico strumento per abbattere il potere e realizzare il sogno. Nella mia Ora di libertà chiude il cerchio che Faber aveva iniziato con Canzone del maggio, ripetendo, con una maturità diversa:

 “Per quanto voi vi crediate assolti / Siete per sempre coinvolti!”.

Musicalmente parlando, Storia di un impiegato è accompagnato da note più piene rispetto agli album precedenti. Il disco è arrangiato dal pianista Nicola Piovani (quel Nicola Piovani, vincitore dell’Oscar con La vita è bella) e sancisce un’ulteriore maturazione artistica per Faber.

Un Oscar alla Carriera lo meriterebbe anche lui.

🎻Album: Storia di un impiegato

🎻Artista: Fabrizio de Andrè

🎻Genere: Cantautorato

🎻1973, Prima stampa Ita

🎻Voto: sv – Faber disse “I miei sentimenti non sono oggetto di competizione”

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